I MITI RACCONTATI DA NOI


ERMES

C’era una volta un uomo alto, con la tartaruga sulla pancia e due bicipiti grossi come delle montagne, una barba bianca e una folgore nella mano destra. Il suo nome era Zeus.
Zeus stava entrando in una grotta, quella di Maia. Quando ne uscì, aveva in  braccio un bambino, un bambino che sarebbe stato chiamato Ermes e che sarebbe stato riconosciuto come il dio dei ladri. Già nel suo primo giorno di vita era stato indicato dagli dei con questo titolo. Motivo? La razzia della mandria di Apollo.
 Apollo era  famoso in tutto l’Olimpo per la sua tamarraggine: aveva infatti un’intera mandria, da 50 mucche, tutte color oro e  con gli occhiali da sole a coprire i rubini che avevano al posto degli occhi. Come poteva Ermes non  rimanere abbagliato da tale splendore? Decise che avrebbe giocato con quelle cose d’oro e rumorose. Prese una fionda e i famosissimi stivaletti alati, rubati dall’armeria del padre. Era pronto. Appiccò un piccolo incendio nella casa del padre, e quando vide che tutti gli dei, compreso Apollo, erano venuti a guardare,  gattonò dietro alla massa, e volò fino al recinto della mandria. 
La mattina dopo Apollo non mangiò bistecche. Quando si avvicinò al recinto , non vide nulla, neanche una vacca. Andò a spargere la voce nelle case di tutti gli dei, e quando arrivò a quella di Zeus vide nel suo piatto una grossa bistecca dorata:”La mia mucca” urlò ”Le mie mucche!” si corresse senza abbassare il tono. ”Non è tua” disse Zeus con lo stesso volume dell’altro: ”Me l’ ha portata stamattina il mio bambino, questa bistecca” aggiunse intenerito. Dopo gli ultimi chiarimenti Apollo scoprì che era stato  Ermes che, non sapendo più come farsi perdonare, sfoderò la carta della lira, uno strumento da lui appena inventato il cui suono deliziò Apollo. Quest’ultimo sequestrò la lira, ma non perdonò Ermes. A quel punto a Ermes non restò che usare gli occhioni da cucciolo, a cui nessuno seppe resistere. Ed è così che Ermes fu perdonato. Dovette riconsegnare le atre mucche, ma si conquistò il titolo di dio dei ladri, titolo a cui avrebbe tenuto fede anche negli anni a venire.

Alba, Matteo, Emanuela, Mariely, Aisegul


IL  VELLO D’ORO

Giasone  vuole riprendersi il trono che gli è stato fregato dallo zio.
Lo zio gli pone una sfida epica:  deve recuperare  il vello d’oro , cioè il manto preziosissimo di un ariete.
Giasone prepara il suo equipaggio sulla magnifica nave Argo con una cinquantina di uomini:  gli Argonauti.
Gli Argonauti, dopo aver superato molte avventure,  arrivano nella selvaggia Colchilde.
Giasone trova il re di quelle terre misteriose.  Il re gli dice: “Se vuoi il vello d’oro,  dovrai superare queste prove: per prima cosa, dovrai ammazzare il drago, strappargli i denti e tenerli nella sacca; per seconda, dovrai far tacere i miei tori di bronzo, che dalla bocca sputano fiamme. Fatto tutto ciò, seminerai i denti di drago. Dai denti di drago cresceranno dei guerrieri, e tu dovrai ucciderli”.
La conversazione viene ascoltata dalla bellissima Medea, la figlia del re. Medea dice a bassa voce: “Ma quanto è bello questo ragazzo! Oddio, mi fa impazzire!”. Medea, anche lei è una gran bella ragazza! Bionda, occhi azzurri, le punte dei capelli viola, il tipico cappello da strega,  la cintura dove tiene le sue varie pozioni, una giacchetta viola brillante e una gonna dello stesso colore.
Quando il re se ne va,  Medea parla con Giasone: “Ciao, mio principe!”
“Ciao,  tu saresti…?” chiede Giasone.
“Medea,  la principessa!” e tirandosela un po’: “Non vedi quanto sono bella?”
Giasone con aria tutta sconvolta:  “E tu saresti bella ? ”.  Medea disse : “Perché ? Non lo sono ?” e Giasone gelido come un ghiacciolo:  “No, per niente.”  Medea,  che però  lo ama, decide di aiutarlo:  “Ti aiuterò lo stesso” dice  Medea, “A patto che diventerò  tua sposa!” Giasone sa che se ne pentirà, ma accetta lo stesso, e infatti in poco tempo supera tutte le prove grazie a Medea. 
Alla fine il Re insoddisfatto mantiene la promessa:  “ Eccoti  il Vello d’oro”. Giasone  se  ne va rapidamente dall’isola di Colchilde con Medea.  Il Re tutto furioso si mette insieme ai suoi uomini a inseguire la nave Argo, ma si ritrovò davanti una terribile sorpresa.  Medea ha rapito suo fratello, lo ha ucciso,  lo ha tagliato a pezzetti  e ora sta gettando i vari pezzi in mare. Il Re, fermandosi a raccoglierli, perde tempo e dà a Giasone la possibilità di scappare.
Ritornato in patria, Giasone riprende il  trono e sposa Medea.
E vissero felici e contenti … per ora.

Gustavo, Gabriele, Eduardo, Ivar,  Sharia, Fernando e Alex

                                                    

Commenti

  1. Sublime quello di Ermes

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  2. Figo ( ͡° ͜ʖ ͡°) ehehheheneehehehhe me gusta baby (▀̿Ĺ̯▀̿ ̿)

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  3. mi piace il mio racconto il vello d'oro

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  5. bravi!!! Riletture divertenti e originali dei “soliti” miti.

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