POESIE TRADOTTE DA NOI

LA RONDA DE NOCHE
Rueda como una lágrima en la atmósfera fina,
la voz del campanario antiquìsimo:  la una…
y su eco pasa, leve como una ave marina,
 sobre los techos blancos de escarcha de la luna.
Finge una lanzón la antigua torre de San Alejo,
a cuyo extremo brilla, temblando una estrellita…
húmedos callejones… casas de tiempo,
con ventanas que el viento, como un ladrón, agita…
Una copla canalla tiembla en el aire puro…
guiña un farol, su guiño se refleja en el muro
y hace mayor el duelo de los sucios portales…
El paso de la ronda se pierde en la calleja y el rumor de las ramas,
 en la penumbra deja épicas remembranzas de dìas coloniales.
  
LA RONDA DELLA NOTTE
Rotola, come una lacrima nell’atmosfera sottile,
la voce del campanile antichissimo: l’una…
e la sua eco passa leggera come un uccello marino,
 sui tetti bianchi di brina della luna.
Sembra un’enorme lancia  la vecchia torre di San Alejo,
alla cui estremità brilla, tremando, una stellina…
Vicoli bagnati… case invecchiate dal tempo,
con finestre che il vento, come un ladro, scuote…
Una canaglia trema nell’ aria pura…
Lampeggia un lampione, la sua luce  si riflette nel muro
 e rende più vero il dolore dei portali sporchi.
Il passaggio della ronda  si perde nel vicolo
 e la voce dei rami nella penombra lascia dei ricordi epici dei giorni coloniali…


Traduzione di Alan 3C, Steffany 3E, Alba 3E

Questa poesia è stata scritta da Medardo Angel Silvia





TREN DE LA NOCHE
Suena  el tren de la noche
-llamando a quien, a quienes ?-
el tren a bajo, en los cañaverales
como una larga serie de pañuelos llorados
y su llamar las luces pequeñas y amarillas
llamandonos, llamandonos.
Porque  nosotros , madre, nos iremos en el.
Con la canasta virgen y la hermanita enferma
y un evoltorio de pañales
como pormidas mariposas
y el tren no espera, no, no espera  nunca
y por eso corremos entre el polvo nocturno
como  fieles  y nitidades luciernagas.


TRENO DELLA NOTTE
Suona il treno della  notte
-chiamando chi, chi?-
il treno sotto i campi di canna
come una larga serie di fazzoletti pieni di pianto
e il suo chiamare di luci piccole e gialle, ci chiama, ci chiama.
Perché noi, madre, ce ne andremo con lui.
Con il cestino vergine e la sorella malata
e un involucro di fazzoletti
come farfalle unite
e il treno non aspetta, no, non aspetta mai
e per quello corriamo dentro alla polvere notturna
come fedeli e nitide lucciole.

Traduzione di Alex 3E

Questa poesia è stata scritta da David Escobar Galindo. È nato il 4 ottobre 1943 in Salvador. ha partecipato alla commissione per porre fine alla guerra civile in Salvador e ha ricevuto un premio per la poesia mistica



ASCENSION

İDos alas!
¿Quién tuviera dos alas para el vuelo?
Esta tarde, en la cumbre, casi las he tenido.
Desde aqui veo el mar, tan azul, tan dormido, que si no fuera un
mar.
İBien seria otro cielo!

Cumbres, divinas cumbres, excelsos miradores…
İQue pequeños los hombres! No llegan los rumores de allá abajo, del cieno; ni el grito orripilante con que aúlla el deseo, ni el clamor desbordante de malas pasiones…
Lo rastrero no sube: ésta cumbre es el reino del pájaro y la nube…

Aqui he visto una cosa muy dulce y extraña, como es la de haber visto llorando una montaña… el agua brota lenta, y en su remanso brilla la luz İun ternerito viene, y luego se arrodilla al borde del estanque, y al doblar la testuz, por beber agua y bebe luz

ASCENSIONE
Due ali! Chi aveva due ali per il volo?
Nel pieno di questo pomeriggio, le ho quasi avute. Da qui vedo il mare, così blu, così addormentato, che se non fosse un mare… bene, sarebbe un altro cielo!
Cime, vette divine, magnifici punti di vista…
Quanto sono piccoli  gli uomini! Le voci non arrivano da laggiù,  dal fango! Né il grido orribile con cui il desiderio urla, né il grido traboccante di cattive passioni…
Ciò che striscia non sale: questa vetta è il regno dell’uccello e della nuvola…
Qui ho visto una cosa molto dolce e strana, come quella di aver visto piangere una montagna… L’acqua scorre lentamente e nella sua controluce risplende la luce!
Arriva un vitello, e poi si inginocchia sul bordo dello stagno, e piegando la testa e bevendo acqua, beve luce.

Traduzione di Steffany 3E


Alfredo Espino è un poeta di El Salvador nato nel 1900 e morto nel 1928. La sua raccolta di poesie, Jìcaras tristes, è stata pubblicata postuma. 




El sapito
El sapo, o sapito es feo,
pero no es animal malo,
él se come los insectos
y el jardin es regalo.
Regalo para las plantas
que las libra de gusanos;
no debes tirarle piedras
ni tocarlo con las manos
mira al sapito saltando,
pero dèjalo pasar,
va buscando a los insectos
para poder almorzar.
el sapito solo sale
no hace dano si los ninos
saben respetar su vida.
  

Il piccolo rospo
Il rospo o rana è brutto,
ma non è un cattivo animale,
lui mangia gli insetti
e nel giardino è una manna
Regalo per le piante
che libera dai vermi;
non devi tirargli pietre
non toccarlo con le mani
guarda il piccolo rospo che salta,
lascialo andare alla ricerca di insetti
per pranzare.
Il rospo esce solo per cercare
cibo non fa male ai bambini
se loro sanno rispettare la sua vita

Traduzione di Steffany 3E

Questa poesia è stata scritta da Berta Funes Peraza


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