LA MARIONETTA
La marionetta non
smetteva di fissarlo. L’uomo fece finta di niente e continuò a sfogliare la
rivista. La sala d’aspetto era semi deserta: c’era lui, la segretaria del
dentista, una signora con un cane microscopico
e la marionetta: quel pupazzo dall’aspetto ridicolo, con un sorriso
beota stampato in faccia e gli occhi azzurri spalancati con lunghe ciglia nere
disegnate. Era seduta proprio di fronte a lui, appoggiata allo schienale della
poltroncina , con le gambe incrociate. Qualche bambino l’avrà dimenticata lì
quella mattina, si disse l’uomo, che si chiamava Benjamin Wine. Tra qualche
istante una mamma esasperata con in braccio un ragazzino piangente varcherà la
soglia e se la riprenderà. Se lo ripeteva, ma dentro di sé sapeva che non sarebbe successo. La marionetta non era di
nessuno e, peggio, sembrava seguire Ben dappertutto. Erano già diversi giorni
che succedeva; appariva dal niente e se
la ritrovava davanti all’improvviso.
Quella mattina, ad
esempio, l’aveva notata al bar, su uno degli sgabelli vicino al bancone. Era entrato
e aveva ordinato un caffè. Ma poi mentre sorseggiava dalla tazzina, aveva
incrociato quegli occhi inespressivi e
quel sorriso sdentato ed era trasalito.
Un altro giorno era
comparsa sul divano di casa mentre
guardava la televisione con sua moglie. Avrebbe voluto urlarle contro, ma si era
trattenuto: sua moglie non aveva battuto
ciglio quindi aveva dedotto di essere lui maledetto. La maledizione della
marionetta stalker, ah ah! Forse stava impazzendo e quelli erano i primi
sintomi. Comunque era andato a letto e aveva lasciato il pupazzo a fissare la
poltrona vuota.
La cosa che più lo metteva
a disagio era lo sguardo indecifrabile che sembrava potesse penetrargli nel
cervello. Avrebbe voluto alzarsi di scatto,
afferrarla per il bavero della giacca di stoffa e sbatterla al muro fino a
sfracellarla, quella zucca vuota. “Lo farò prima o poi”, sussurrò con tono minaccioso, “Ti prometto
che ti farò passare la voglia di seguirmi”. La padrona del cane si girò a
guardarlo incuriosita, poi tornò ad accarezzare il suo bastardino. “Signor Wine,
siamo pronti”, disse la segretaria. Benjamin Wine era ancora assorto nei suoi
pensieri, quasi in trance. “ Signor Wine, il dottore può ricevervi adesso”, insistette
la segretaria alzando il tono della voce. Benjamin si svegliò dal torpore: “Eh, cosa ?
Ricevere? … chi?”. La segretaria scrutò quell’uomo che sembrava non dormire da
giorni e pazientemente rispose: “Avevate un appuntamento a quest’ora. Lei e suo figlio potete entrare”. Benjamin
aggrottò le sopracciglia e si grattò la testa per qualche secondo. Poi prese per mano la marionetta e insieme
entrarono dal dentista.
Iride , 3E
sei bravissima!!!! ti sei impegnata tanta
RispondiEliminagrazie
Eliminache bella storia!Il disegno è molto bello.
RispondiEliminache bello questo disegno sei bellissima e bravissima
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